Ecco il giorno di Milano unita

di Gianni Brera

El Gioânn prospetta la 10ª giornata di campionato come "memorabile", per alcuni scontri al vertice, a cominciare da Inter-Napoli e da Sampdoria-Roma. Il che non significa non riconoscere che la Beneamata "è nettamente inferiore sul piano tecnico-tattico e può solo cavarsi d’impaccio con l’agonismo", e che Boskov, quando "fa ariosi paragoni con il Real" per la sua Samp, andrebbe richiamato "a più pedestre realismo" ...

Il campionato celebra la X e compie il primo terzo del cammino. Due partitissime si dividono il primo posto nella gerarchia della domenica: Inter-Napoli (9 più 16 eguale 25), che è anche la sola classica in programma, e Samp-Roma (13 più 12 eguale 25). Seguono a distanza Juventus-Ascoli (somma punti 20), Empoli-Milan (18), Pisa-Fiorentina (16), Pescara-Torino (15) e Cesena-Verona (idem); chiude fieramente la marcia Avellino-Como (10). A differenza di Sampdoria-Roma, la classica di San Siro avrà anche degna cornice di folla. Milano è la seconda città campana in fatto di etnos. Gli immigrati meridionali più numerosi sono i pugliesi ma i napoletani vantano appetto loro una maggiore anzianità di insediamento. San Siro pullulerà di campani, oriundi e no, ma non di interisti veraci.

L'acromegalico
Proprio il discendente di un nonno aversano, Walter Zenga, desta patemi e sdegno nei benamanti più sentimentali. I milanesi godono fama di esser buoni commercianti ma in fatto di pedate sono ingenui fino al candore. Commercianti di naso fino sono al contrario i napoletani: e lo dimostrerebbe il fatto che Zenga sarebbe impegnato con loro fin dal marzo passato. La notizia è andata aggallando poco a poco, come per solito avviene con i pesci grossi, facili ad inanimarsi, però poi molto restii alla resa. Walter ha obbedito all’impulso immediato, che era di reazione sdegnata alla scarsa riconoscenza del datore di lavoro: si considerava pagato in misura irrisoria appetto di certi bluff che imperversavano nel clan: così ha ascoltato le lusinghe del Napoli accettando anche, a quanto pare, un congruo anticipo sulle spettanze future. Il procedimento, in sé, aveva parecchio di sgradevole nella carente deontologia dei napoletani; ma in Zenga era quasi del tutto comprensibile. Oggi che le cose non vanno bene (Zenga battuto 13 volte in sole 9 partite di campionato), i tifosi più accaniti lo accusano di tradimento. Parola grossa, giustificata solo dalle norme troppo severe e quasi sempre disattese del mercato pedatorio. Il Napoli ha finalmente capito di correr gravi rischi ed ha rinnovato il contratto a Garella. Costui, piccato, aveva preso a cippare contro Zenga com’era umano, ma, dopo tante parole, sembra oggi il solo a esprimersi in termini ragionevoli. L’acromegalico Garella è un torinese intelligente. Ha capito che le pietre stanno ormai facendo mucchio su Zenga e si è spaventato. Ha smesso pure di proclamarsi migliore, come le sole cifre - non tutte dipendenti da lui - gli avrebbero consentito, non il buon gusto, non la realtà dello stile, in lui molto caotico.

Qualche semplificatore dei drammi umani se la cava per oggi con il duello fra i portieri del Napoli e dell’Inter, che è il modo più barbino di eludere i veri argomenti calcistici. Il dramma di Zenga (da lui stesso provocato) merita invece considerazione unicamente per le incidenze possibili sull’atmosfera psicologica della partita. La quale è classica solo dal giorno in cui il Napoli ha vinto il suo primo scudetto: negandogli classicità prima di quell’evento in libro d’oro, correvi il rischio che qualche coglioncello ti tacciasse di razzismo. Una vera barba. Visto l’ultimo Napoli, dovrebbe espugnare San Siro in un canter, che come termine ippico sta per disinvolta facilità nel galoppare. E' tuttavia probabile che a Bianchi venga a mancare Romano (mentre scrivo, il ragazzo ha appena sgambato e calciato sul terreno di Monza). L’interno è prezioso per i collegamenti, attuati in piena modestia, fra i virtuosi d’attacco e i focosi draghi del centrocampo: ma certo non è lui il pilone portante della squadra. Il Napoli potrebbe non avvertirne l’assenza, tuttavia capace di autorizzare Bianchi a star più sulle sue. Che se l’Inter vuol vincere, si faccia pure avanti! L’atteggiamento tattico sarebbe pericoloso anche sotto l’aspetto estetico: ma Bianchi è un lombardone pragmatico, per l’estetica ci rimanda ai Musei artistici. D’altronde, l’Inter non è capace di contropiede se non in Ciocci, che è tuttora piccola entità. Il resto della squadra è costretto a portar palla: gli sono inibiti gli affondi perentori. E questo spiega la precarietà della classifica. Visto come si sono messe le cose dopo l’imparabile gol rimediato dall’Espanyol, sarà bene che i benamanti cambino modulo nei confronti di Zenga. Io mi auguro, per la stima che porto all’atleta, in verità magnifico, che il ragazzo si superi a vantaggio suo e della squadra. La quale è nettamente inferiore sul piano tecnico-tattico e può solo cavarsi d’impaccio con l’agonismo, ovviamente a patto che rimanga nei limiti della liceità sportiva. Ora, per sperare in tanto miracolo, bisogna far sentire che si è sempre con la squadra. Se si è schifiltosi sui modi, non si ottiene che l’effetto opposto: cioè il trionfo della squadra campione, assistita a San Siro non meno della diva Juventus. O non si è detto che Milano è la seconda città della Campania?

I dioscuri
Non si profilasse anche il dramma dell’Inter, precipitata troppo in fretta per non far pensare che possa ritrovare una valida spinta verso l’alto, la partita più allettante sarebbe Sampdoria-Roma. I doriani sono ai vertici dell’entusiasmo: nessuno dubita che proprio da loro vengano gli assalti più temibili ai campioni del Napoli. Boskov fa ariosi paragoni con il Real e nessuno lo richiama a più pedestre realismo. Vialli è maturato a fama internazionale e con lui si sta lanciando il dioscuro Mancini. Il centrocampo si regge sul genio antico di Cerezo. La difesa è gagliarda (e finalmente ritrova Vierchowod). Liedholm fa balenare l’esigua speranza di riportare Pruzzo nel suo terremotato Marassi. Verosimilmente ripeterà l’atteggiamento tattico sfruttato con l’Inter: e mirerà a non perdere. Per distogliere da sé i fastidiosi sospetti ingenerati dallo scirocco, i doriani dovrebbero vincere in bellezza. Mancassero la vittoria, i sospetti finora dissipati solo in parte rifiorirebbero molto sgradevolmente. Auguri. Tutto sommato, sembra questa una giornata favorevole alla farraginosa rincorsa della Juve, i risultati della quale sono per fortuna largamente superiori alle chiacchiere fondate sui rimpianti. Rino Marchesi ha censito i suoi prodi e adesso li fa giocare secondo scrupoloso raziocinio. L’imperativo categorico è vincere: per riuscirvi, bisogna che i serventi al pezzo si ricordino di Ian Rush. Per il momento, l’Ascoli è la provinciale più bella e meglio guidata.

Il Milan ritrova Massaro dopo aver perso Evani. Arrigo Sacchi ha molto sofferto l’Espanyol ma ha trovato comprensione in Capitan Berlusconi e in Fidel, sua eminenza rosa (pezzo forte del duo: je vois la vie en rose - justement!). Arrigo parla di calcio con le vibrazioni segrete dell’apostolo. Lo stanno prendendo sul serio anche i giocatori più distaccati. Sintesi conclusiva: predica pure da offensivista ma non prender gol. In effetti la difesa è imperiale e Baresi II ricorda quel che si disse del Pepin Meazza a Parigi nel ‘38: c’est un grand peintre du football. Fra il Milan e la Samp è in corso l’allungo per entrar primi nella scia più vicina del Napoli. Difficile stabilire se la Roma a Marassi sia meno temibile dell’Empoli a casa sua. Verona, Fiorentina e Torino visitano campi minati, dove ogni pedata esprime rabbia. Per il Como sono pronte anche le forche irpine, un tempo così severe da far chinare il dorso a tutti. Vediamo come se la cavano grandi e piccole. La domenica si profila memorabile. Ed io, modestamente, l’auguro buona a tutti.

"La Repubblica", 29 novembre 1987

Coppe europee: terzo turno Uefa e Supercoppa (andata)

Il nuovo ragazzo prodigio
dell'Ajax
Tra il 24 e il 25 novembre 1987 si giocano le partite di andata della Supercoppa d'Europa e degli ottavi di Coppa Uefa. Ad Amsterdam, il Porto vuole onorare il suo fresco blasone, contro uno dei club più gloriosi del continente ma che ha ceduto (a parametro) il suo più limpido talento: Marco Van Basten. I lancieri hanno in panca Cruijff e in attacco - insieme all'affidabile Bosman - una giovane grande promessa: Dennis Bergkamp. La competizione, oltre ad avere poco senso tecnico, non sembra neppure riscuotere particolare interesse. E la sua 'calendarizzazione' non aiuta.

Di fatto più ruspante è, in questi anni, la Coppa Uefa (teoricamente la terza per ordine di importanza). Sono rimaste in lizza, per l'Italia, Inter e Verona, che in campionato galleggiano - l'Inter fra mille polemiche - a metà classifica. I nerazzurri se la vedono coi giustizieri del Milan (l'Espanyol di Barcellona), mentre al Verona è toccato lo Sportul di Bucarest, avversario decisamente più morbido. Le partite più interessanti, sulla carta, a Dortmund e a Rotterdam, se si esclude San Siro. Facile turno per il Barcellona; curiosità per vedere come se la cavano i greci a Budapest, dopo aver eliminato nientemeno che la Juventus.

Kálmán Kovács: quaterna ai greci. Basterà?
A San Siro è un pareggio, con gol catalano di centrocampista danese a dieci minuti dalla fine; unico tiro in porta, per aver incassato il quale Walter Zenga viene insultato dalla tifoseria bauscia. Tra Matteoli e Scifo, il buon Trap sceglie l'italo-belga, e la maglia numero dieci finisce sulle spalle di Mandorlini ... ("A proposito di Scifo: corre dappertutto e si impegna molto, ma i risultati qualitativi non sono pari alle attese": Gianni Mura, La Repubblica). Al Bentegodi, il primo tempo è dominato dagli uomini di Bagnoli, che vanno avanti di due gol con ritmo e frenesia. Poi, improvviso, un fulmine a ciel sereno; una botta dalla distanza di Coras rimette la partita dei rumeni su un binario accettabile. "Quando molto sembra compromesso, Elkjaer trascina la sua poderosa mole dentro l' area a caccia di un pallone che danza senza padroni" (Giancarlo Padovan, La Repubblica). Viene atterrato, e dal dischetto fissa un buon tre a uno.

Tabellini e (quando disponibili) riflessi filmati

Supercoppa europea (andata)

Ajax - Porto
Cineteca


Coppa Uefa - ottavi di finale (andata)

Borussia Dortmund - Club Brugge
Tabellino | HL

Honved - Panathinaikos
Tabellino | HL

Werder Brema - Dinamo Tbilisi
Tabellino | HL

Verona - Sportul
Tabellino | HL

Feyenoord - Bayer Leverkusen
Tabellino

Inter - Espanyol
Tabellino | HL

Barcellona - Flamurtari
Tabellino

Vitoria Guimaraes - Vitkivuce
Tabellino

Quanti alibi nel momento più brutto di una carriera

di Gianni Mura

Con soli 9 punti dopo 9 giornate l'Inter è ufficialmente dichiarata in crisi, e la colpa ricade, ovviamente, su Giovanni Trapattoni ... Un film già visto, e che si rivedrà. Gianni Mura traccia un quadro oggettivo della pochezza del gioco e soprattutto della assenza di qualità di una rosa invecchiata, senza uomini di carisma, piena di troppi giocatori che "hanno i piedi a banana". La squadra gli appare "da rifondare senza illusioni, dando la buonuscita a circa mezza rosa". Ramazza ma non esonero. Così fu, infatti, e la stagione successiva arrivò lo scudetto dei record ...

I silenzi, i richiami alla compattezza dell’ambiente, il mercoledì che deve riscattare la domenica: è un film già visto ma di chi è la colpa se l’Inter continua a produrre delusioni alternate a qualche sbrilluccichìo. La colpa è del signor Trapattoni da Cusano, secondo molti. Hai voluto la bici? E allora pedala. Forse è questo il peggior momento della carriera del Trap, ma non è un buon motivo per dimenticare tutta la carriera. Riassumo, al di là di numeri che gli danno ragione: per dieci anni abbondanti Trapattoni è stato non un allenatore italiano ma l’allenatore italiano. Il più vincente, il più intoccabile, il più italianista. Grazie, diceva una parte d’Italia, con Boniperti presidente e gli Agnelli dietro, di fare l’allenatore della Juve son capaci tutti. Mica vero. All’Inter, pur essendo uno stipendiato, il Trap è poliedrico, una sorta di allenatore-padrone, nel senso che gli si riconosce esperienza e carisma per bilanciare una concorrenza cittadina (Berlusconi) non facile da affrontare. Per buona parte dello scorso campionato il Trap cava sangue dalle rape, fra cento contrattempi (infortuni a catena) e insomma si guadagna la michetta, come si dice a Milano. Il suo carisma funziona ancora, l’Inter, finché dura, è l’anti-Napoli. E del Trap i bene informati continuano a parlare come futuro tecnico azzurro (Vicini avrà tempo fino agli Europei). E veniamo ai tempi attuali.

L’Inter è a sette punti dal Napoli e realisticamente può solo pensare alla zona Uefa (se si rimette in carreggiata). Benedetta e maledetta per le sue pazzie (l’incostanza è l’unica costante nerazzurra di questi ultimi anni), l’Inter è oggi una squadra che riesce a far sembrare fortissimi e ben messi in campo tutti gli avversari, si chiamino Pescara o Besiktas, Ascoli o Turun. Per non accorgersi delle difficoltà oggettive della squadra, bisognava avere gli occhi coperti dalle sacre bandiere. In coppa Italia, solo una vittoria col Catania (serie C), in Uefa gare stentatissime, in campionato tre vittorie su nove partite. L’italianista Trapattoni critica per due mesi chi critica la coesistenza Scifo-Matteoli, ma adesso si allinea. Due così potrebbero anche stare insieme, se a centrocampo ci fossero due ex interisti come Bagni e Sabato (per dire), o il miglior Tardelli e il miglior Baresi, non questo Baresi che da troppo tempo corre per sé e gli altri. La grande difesa, tutti azzurri o quasi, fa acqua e dorme della grossa sulle palle inattive. Quando non subisce per prima (è già successo una decina di volte, nella stagione), l’Inter non riesce a difendere il minimo capitale del gol (come a Roma). Il realismo della Juve trapattoniana confinava col cinismo, grazie a un perfetto contropiede. Ma l’Inter non sa fare contropiede e nemmeno sa chiudersi, e in mezzo al campo balla alla musica degli altri. 

È una squadra nata male sul mercato: l’idea buona era prendere Gritti, che non ci è stato. L’idea meno buona è stata quella di tenere un altro anno Passarella, che non fa più la differenza e nemmeno fa gruppo. Sotto questo aspetto, l’ultimo collante a presa rapida è stato Marini, poi il buio. Altobelli è il capitano, è Spillo nostro, ma non è un leader. Poteva esserlo Zenga, che se ne va. C’è troppo nervosismo in squadra, al di là della mancanza di risultati. Ultimo esempio il fallaccio di Serena su Giannini, ma significativo anche il mezzo litigio Altobelli-Passarella per stabilire chi dovesse battere un inutile rigore all’Olimpico. Più che Nobile e Piraccini, come alternative, il Trap non ha. Fischia e si sbraccia dalla panca, ma la banda continua a steccare. Non esiste che l’Inter in nove domeniche becchi gli stessi gol dell’Empoli, più gol di Cesena e Como? Esiste sì, i numeri sono lì a dirlo. 

L’errore fondamentale dell’Inter (di Pellegrini e anche di Trapattoni) è di aver pensato che i miracoli e il sangue dalle rape si possano replicare ad libitum. Nossignori. Le crepe si sono allargate: Altobelli, per una partita lucente, ne fa tre buie, Passarella non poteva, anagrafe alla mano, acquistare tonicità, e ha pure perso zolfo, lo spogliatoio è tutto meno che unito, e quando fa finta di unirsi è per convenienza, non per convinzione. Dei titolari azzurri, in difesa, Zenga ha i suoi problemi, che l’Inter ma anche lui potevano gestire meglio, Bergomi dà spesso l’impressione di essere rimasto a Madrid ‘82 arricchendo il suo bagaglio più di nervosismo che d’esperienza, mentre Ferri è sicuramente progredito, non a caso è stato uno dei pochi a salvarsi a Roma. Ma Roma è solo l’ultima tappa per la bici che Trapattoni ha voluto e spesso ha le gomme sgonfie, l’ultima giornata da segnare col sassolino nero. Sul piano dell’immagine personale, Trapattoni è quello che rischia più di tutti. La verità è che, con o senza il Trap, l’Inter è una squadra da rifondare senza illusioni, dando la buonuscita a circa mezza "rosa". L’unico impegno serio, per ora, è quello di non smobilitare. Poi, ramazza. E un consiglio: prendere piedi buoni. La prevedibilità e la macchinosità dell’Inter dipendono dal fatto che troppi giocatori hanno i piedi a banana. Vogliamo crocifiggere il Trap perché non esce allo scoperto? Ma via, con questi eroi lui deve arrivare a giugno ...

"La Repubblica", 24 novembre 1987

Caro Napoli, vai troppo forte

di Gianni Brera

Con stizzita amarezza el Gioânn constata che nella Beneamata "è aggallata con inusitata protervia" la "broccaggine mesta": quando sei costretto ad affrontare la Roma con Piraccini al posto di Scifo "la resa tecnica è mortificante". Come quella del centrocampo cui si è ridotta la Juventus: "Cosa vorreste in effetti da Bonini, De Agostini e Magrin? Menano il torrone con le palette che hanno". Per questo non può non impressionare il Napoli, "saccheggiatore di reputazioni", che veleggia ad alta quota in attesa di incontrare le immediate inseguitrici.

"Serena ogni montagna ..."
Celebrata la IX di campionato. Napoli primo con 16 punti sui 18 in palio; Milan e Samp appaiate sul secondo gradino a quota 13; Juventus e Roma appaiate sul terzo a quota 12; Verona e Fiorentina a 10; Inter a 9. Tanta goduria aritmetica per mettere in evidenza un fatto triste assai: l’estromissione dell’Inter dalla lotta per lo scudetto. La tecnomanzia estiva la proponeva addirittura campione con la Samp. Evidentemente gli astri non hanno congiurato e la broccaggine mesta è aggallata con inusitata protervia. Dà ora il groppo in gola il semplice ricordo dello sdegno con cui certi benamanti, votati più all’amore che alla ragione, accoglievano le critiche ad Altobelli. Pensa quello che vuoi di Ernesto Pellegrini, così fiducioso da concedere all’ineffabile centravanti un contratto fino al 90. E torna a pensare identiche squisitezze sulla reinvenzione di Serena-ogni-montagna (per l’ossessivo ricordo d’un gran verso leopardiano). Aveva l’Inter una difesa di classe mondiale: oggi figura a livello di quella ascolana. Il suo prestigio è minato da un centrocampo labile come il nulla, nel quale il solo a saper conquistare palla è Baresi I, semplice e probo. Il tasso stilistico è passabile solo quando Scifo è della partita. A Roma c’è Piraccini: la resa tecnica è mortificante. Così stravince la Roma e tiene le prime ruote. La media inglese dell’Inter è -5, che è anche quella del Torino giovane. Alla Roma della IX mancavano i due centravanti, Voeller e Pruzzo. La larga vittoria è garanzia per l’avvenire. Nella memoria fin troppo avara dell’Inter cresce l’immagine rozzamente delinquenziale del candido (?) Serena, che un raptus inammissibile porta a camminare sul corpo inerte di un collega. Questo e non altro significa dar fuori da matto.

Impressiona il Napoli, saccheggiatore di reputazioni. Per consolarci, dobbiamo controllare il calendario, che riserba tuttora ai campioni le vere protagoniste. In effetti è quasi impensabile che il ritmo rimanga questo, ottenuto e imposto alle minori del convoglio. Allora avremo conto esatto o quasi delle possibilità presenti e future del Napoli. Il Torino aveva speso generose folate nei primissimi minuti: poi l’ha malamente sgarrettato una punizione "a forma di falce" che Maradona ha cavato dal suo prodigioso collo interno sinistro: la palla ha volitato sostenendosi appena: ha aggirato la barriera e ambiguamente si è posata nell’angolino opposto! Quando si hanno in squadra simili demiurghi, nulla sembra impossibile. Il Torino conferma - insistendo - di aver cuore. Un lungo diagonale di Bagni verso Giordano ala sinistra perpetra addirittura la castrazione (dopo lo sgarrettamento). Giordano volge le terga alla palla: di tacco la controlla e anima di un tocco a ritroso che è anche prodigioso inizio di dribbling: al posto di Careca, autore di coppiola, anch’io avrei segnato, e con distacco sublime. Ora aspettiamo il Napoli agli esami più duri. Il suo tono attuale è spaventoso: e Maradona gioca solo a intermittenze felici. Quando fosse continuativo il suo impegno, nessuno può dire dove arriverebbe il Napoli. 

L’incontro di cartello era a Firenze. La Samp ha dato viva soddisfazione a chi l’aveva diffidata dallo sfiatarsi per immediate incontinenze dinamiche: il Napoli pedala in testa e spetta a lui bucare il vento: la Samp gradui gli sforzi e non rischierà di scavezzarsi i garretti. Proprio così ha fatto la Samp a Firenze. Un primo tempo splendido per l’apporto di tutti, viola compresi. Un autogol da affanno troppo concitato (in Paganin, sostituto di Vierchovod): un pareggio persino ribadito da Cerezo. Vialli tornato allo standard di goleador un po' velleitario: segnasse pure, anche senza le prodezze di Napoli, non avrebbe eguali al mondo. Eriksson molto lieto - dopo il meritato pareggio - di poter esaltare nella Samp e nel Milan le sole degne avversarie della squadra campione. 

Preben Elkjær Larsen, capocanniere con 6 reti
La Juventus manda Brio a sfruttare in gol due rifiniture (una sicuramente volontaria) di Laudrup. L’attacco bianconero langue in attesa di Rush, che ha preso a denunciare insofferenza. Quando lo vedi smarrito e lontano, non pensare male di lui. Ha provato millanta volte a scattare quando il centrocampo aveva palla: non l’ha mai vista arrivare: si voltava allora per sapere cosa ne facevano i centrocampisti: la stavano facendo marcire in tocchi laterali, eufemisticamente chiamati aperture! Cosa vorreste in effetti da Bonini, De Agostini e Magrin? Menano il torrone con le palette che hanno, come gli interisti di Roma. Il Cesena risponde alla Juve con Rizzitelli, che fa pallonetto sopra Porthos Tacconi come Preben Larsen sopra Zinetti del Pescara. Per azzeccare queste prodezze (anzi, solo per tentarle) bisogna aver dentro l’uranio! Ora la classifica ancor possibile della Juve, se non altro volonterosa e diligente, rischia di venir compromessa da uno sgarro d’inciviltà. Avrete sentito del petardo: camminando nel tunnel di canapa che porta agli spogliatoi, Sanguin ha avvertito il botto. Nessuno può dire in qual misura. I medici delle Molinette hanno fatto sottile ironia sulla prognosi: a Sanguin hanno riconosciuto un giorno, pensa lo sfracello timpanico! Diverso il caso di Renica a Pisa: ma se il Cesena asserisce di aver dovuto giocare senza Sanguin e l’arbitro ha visto svolgersi da presso il fescennino, anche il giudice sportivo gli deve credere. Dipenderà tutto da quel che riferisce l’arbitro Paparesta. Quanto all’atteggiamento del Cesena, anche voi lo avreste assunto, se aveste vinto una sola volta su 9. 

Ho sentito magnificare il Milan, vittorioso per 3-0 sull’Avellino. Sono contento che non sia stato al gioco Capitan Berlusconi, presente con il fratello e il mite Fidel. Il Milan non ha giocato per niente da squadrone. Per tutto il primo tempo ha lasciato spazio all’Avellino, che ha barbinamente sciupato - due volte! - il gol dell’1-1. Gullit si è mosso da energumeno felice, vanamente cercando triangoli con Virdis, frenato dalla storia e dalle antiche varici. Visti fratelli cacciaviti insorgere e maledire per la disperazione. La sola difesa all’altezza (superbi atteggiamenti stilistici di Baresi II, da riprendere solo quando porta palla e chiede triangolo nel folto). Il centrocampo - invece - mica male confuso, con la sgradevole sensazione che Milan e Avellino giochino alla pari. Più nitide le due palle gol degli ospiti nel primo tempo: sciupata la prima, deposta la seconda sul ginocchio imperiale di Baresi II, che se ne serve per dar palla a Giovanni Galli: dico dalla linea di porta, non dal limite d’area! Donadoni inventa prodezza incredibilmente sciatta (2-0) compicciando il cross dal fondo sinistro con l’esterno-punta destro: ne esce una palla rachitica molto, e malata di effetti burloni: la parabola termina a cippirimerlo con due spanne di anticipo sulle manone trepide di Di Leo (quante cacofonie: più facile dire e scrivere il patronimico Leosson): e rimbalza in rete sfiorando l’altro palo. Il sinistrone da fuori di Maldini (3-0) era un impulso già sprecato da Ancelotti, che qualche tapino ha visto migliore in campo. Nessuno ha ammirato le finezze di Tassotti, un dì tremendo scarpon, oggi stilista raro? Tre partite dimentico: tutte importanti molto più che belle. Visti bei gol ad Ascoli e Verona, altri più strani ma utili nella pragmatica Como. Qui il mio spazio è finito, e anche la voglia di favoleggiare. Chiudo.

"La Repubblica", 24 novembre 1987

9ª giornata

22 novembre 1987, ore 14:30

Massimo Giannini festeggia il suo gol sotto la curva
Sembra inarrestabile la marcia del Napoli, che regola in casa anche il Torino e allunga sulle immediate inseguitrici, in attesa di cominciare il ciclo che le opporrà alle medesime: buono, al San Paolo, il ritmo di gioco, con perle lanciate da Maradona (splendida punizione ad aggirare la barriera) e da Giordano (giravolta, tacco e assist per Careca). La Sampdoria lascia un punto al Comunale di Firenze, in una bella partita, con numerose azioni da rete ma due soli gol, per giunta un po' gollonzi. Quatto quatto aggalla al secondo posto il Milan di Sacchi & Berlusconi che, senza incantare, batte agevolmente l'Avellino a San Siro: solite grandi corse di Gullit, e gran bel gol di Maldini da fuori area. Nella partita di cartello all'Olimpico prevale la Roma, pur priva di Voeller e Pruzzo, su un'Inter sempre più in crisi di gioco e di risultati (ormai è a -7 dalla capolista e può dire addio ai sogni di scudetto): il match è combattuto e, come suol dirsi, "maschio", con Fanna e Serena che passeggiano su Giannini steso a terra. Al Comunale di Torino volano invece i petardi al rientro negli spogliatoi per la pausa e il Cesena denuncia il trauma ai timpani, sospetto assai, di Dario Sanguin: sul campo si ammirano solo le belle iniziative di Laudrup e il ruolo che dovrebbe essere di Rush assunto ben due volte da Sergio Brio! A Verona è il Pescara a giocare in contropiede, nonostante le opposte idee di gioco dei due allenatori: domina per larghi tratti il Verona, grazie al ciclopico Preben Elkjær Larsen che sbaglia un rigore ma poi arrotonda il risultato vittorioso e si erge in testa alla classifica dei cannonieri. Muovono la classifica Ascoli e Pisa che si spartiscono la posta al "Cino e Lillo Del Duca" in una bella partita giocata a tutto campo e impreziosita da due bellissime reti bianconere: gran punizione di Casagrande e splendida bycicleta di Domenico Agostini, al gol della sua carriera. Cinque infine le segnature al "Giuseppe Sinigaglia" di Como, ma la partita non è stata un gran che: servivano i punti e i lariani li hanno portati a casa, lasciando gli empolesi in fondo all'abisso della classifica.

Risultati

Ascoli - Pisa 2:2 | (0:1) - Tabellino - HL
Como - Empoli 3:2 | (2:0) - Tabellino - HL
Fiorentina - Sampdoria 1:1 | (1:1) - Tabellino - HL
Juventus - Cesena [2:1], poi 0:2 a tavolino | (0:0) - Tabellino - HL
Milan - Avellino 3:0 | (1:0) - Tabellino - HL
Napoli - Torino 3:1 | (2:0) - Tabellino - HL
Roma - Inter 3:2 | (2:1) - Tabellino - HL
Verona - Pescara 2:0 | (1:0) - Tabellino - HL

Classifica

16 Napoli
13 Milan
13 Sampdoria
12 Roma
10 Fiorentina
10 Juventus
10 Verona
9 Inter
8 Ascoli
8 Torino
7 Como
7 Cesena
7 Pescara
6 Pisa
3 Avellino
0 Empoli  *
* 5 punti di penalizzazione

Marcatori

6 reti: Elkjaer-Larsen (Verona),  Polster (Torino)
5 reti: Boniek (Roma),  Scarafoni (Ascoli),  Schachner (Avellino)
4 reti: Corneliusson (Como),  Mancini R. (Sampdoria),  Maradona D. (Napoli),  Serena (Inter)
3 reti: Altobelli (Inter),  Bagni (Napoli),  Careca (Napoli),  Casagrande (Ascoli),  Cucchi E. (Empoli),  Diaz (Fiorentina),  Ekstroem (Empoli),  Giannini (Roma),  Pacione (Verona),  Rush (Juventus),  Virdis (Milan)

Prossimo turno (29 novembre 1987, ore 14:30)

Avellino - Como | Cesena - Verona | Empoli - Milan | Inter - Napoli | Juventus - Ascoli | Pescara - Torino | Pisa - Fiorentina | Sampdoria - Roma

La stagione internazionale (11-18 novembre)

Volgono al termine i mini-tornei che qualificano sette nazionali al Campionato europeo (organizzato dalla Germania) del 1988. Le partite si svolgono tra l'11 e il 18 novembre.

La Serie A, come sempre, si ferma, e il paese trepida perché la nazionale accoglie al San Paolo la Svezia, nel match decisivo. Bisogna vincere, per rendere ininfluente l'ultima sfida del gruppo, a dicembre contro il Portogallo. E gli azzurri, trascinati da Gianluca Vialli, vengono a capo - soffrendo - di novanta complicatissimi minuti. "Un gran cuore in campo e fuori, così l' Italia vince la partita, il braccio di ferro e la qualificazione per gli europei. La Svezia si conferma squadra coriacea e da prendere con le molle, ma l' Italia ha qualcosa in più, una sorta di felice incoscienza che porta il ragazzo Vialli a tentare due tiri piuttosto difficili o quasi impossibili e a indovinarli tutti e due ... Qui a Napoli sì, la squadra ha sofferto fino all' ultimo, ma era assurdo sperare il contrario. Un rilievo positivo in questo soffrire: da gente matura, senza isterismi, con un notevole spirito di squadra. E' così importante andare agli europei? Sì. Sarebbe stato un disastro non andarci, con la prospettiva di tre anni azzurri tutti all' insegna delle amichevoli. Invece questa squadra è cresciuta, e ancora può crescere, solo esaltandosi o bruciacchiandosi ai fuochi delle partite vere ... Con Vialli ho aperto e con Vialli chiudo. Sta diventando, involontariamente, il leader. E' un tipo di giocatore abbastanza raro, tecnica raffinata e fisico potente, con una voglia di giocare che a volte lo porta a strafare. Abituati a campioni generalmente tendenti all' avarizia, dovremo abituarci a questo prototipo di generosità spinta, difficile da tenere e sempre da temere. Il pubblico l' ha salutato come uno dei suoi, azzurro in tutti i sensi" (Gianni Mura, La Repubblica, 15 novembre 1987).

Tabellini e (quando disponibili) riflessi filmati.

Gruppo 1
In programma le ultime, decisive sfide: Spagna-Albania a Siviglia, Austria-Romania a Vienna. Spagnoli e rumeni sono appaiati nella classifica del girone, i balcanici vantano anche una differenza reti nettamente migliore.

Spagna - Albania (18 novembre)
Tabellino | HL

Austria - Romania (18 novembre)
Tabellino | HL


Gruppo 2

Portogallo - Svizzera (11 novembre)
Tabellino | HL

Italia - Svezia (14 novembre)
Tabellino | HL

Malta - Svizzera (15 novembre)
Tabellino


Gruppo 3
Un solo, inutile match resta da giocare: Francia-Germania Est. Il girone è stato vinto dal macchinone sovietico.

Francia - Germania Est (18 novembre)
Tabellino 


Gruppo 4
Alla Yugoslavia restano due partite, all'Inghilterra una. Se gli slavi dovessero vincerle entrambe, vanno in Germania. L'11 novembre ospitano gli inglesi, nella cornice infuocata del Marakana ... Sarà una partita memorabile dei Tre Leoni, in vantaggio di quattro gol prima della mezz'ora del primo tempo!

Irlanda del Nord - Turchia (11 novembre)
Tabellino

Yugoslavia - Inghilterra (11 novembre)
Tabellino | Sintesi [9:45]


Gruppo 5
L'Olanda ha dominato il girone. In programma c'è solo l'ininfluente Cipro-Polonia

Cipro - Polonia (11 novembre)
Tabellino 


Gruppo 6
Il girone chiude i battenti a Praga: in programma Cecoslovacchia-Galles; i cechi sono fuori dai giochi, ma se i dragoni vincono, raggiungono in vetta la Danimarca.

Cecoslovacchia - Galles (11 novembre)
Tabellino | HL


Gruppo 7
La Bulgaria ha un match-ball: se batte la Scozia, a Sofia, sorpassa l'Irlanda del Nord (che ha esaurito il suo ciclo di partite) e si qualifica ... Il Belgio, invece, ha deluso e non ha più speranza di partecipare alla fase finale dell'europeo

Belgio - Lussemburgo (11 novembre)
Tabellino

Bulgaria - Scozia (11 novembre)
Tabellino | HL

Ian Rush

Ian James Rush
(St Asaph, 20 ottobre 1961)

Di mestiere fa i gol. Ne ha sempre fatti: 226 in 331 partite coi "reds" di Liverpool, 14 in 30 partite con la non irresistibile nazionale gallese. Per questo l'ha preso la Juve, con largo anticipo sulle operazioni di mercato. È punta da area, con riflessi prontissimi: non inganni la faccia strana, che un po' ricorda il cormorano e un po' Walter Chiari truccato da fratello De Rege. Con un anno d'anticipo, s'è messo a studiare l'italiano e non ha imparato nulla. Però i gol, sùbito dalle prime amichevoli, ha cominciato a farli. Poi s’è infortunato, a Lecce, e la sua assenza in attacco s’è fatta sentire parecchio.

"Le figurine di Gianni Mura"

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Alla fine della stagione 1987-1988 Ian Rush avrebbe collezionato 29 presenze e 7 reti. Già durante le vacanze natalizie il bilancio apparve critico. Un servizio non firmato su "La Repubblica" del 29 dicembre 1987 descriveva argutamente la situazione [vedi]: " 'Gli altri hanno fallito perché nessuno di loro era un gallese. Soltanto noi siamo cresciuti sapendo cosa significa la fatica'. Questo disse Ian Rush a fine luglio, a chi gli chiedeva se non temesse di far la fine di tutti i britannici arrivati in Italia per giocare al calcio, da Law e Baker in poi: tutti o quasi hanno fallito. Non è stato così. Dopo un avvio promettente, cinque mesi di convivenza con la Signora non hanno abituato Rush a pensare diversamente dai suoi conterranei, che in Italia si sono comportati spesso come se tutto fosse loro dovuto e da perdonare. Da settembre in poi non è passata settimana senza che uno screzio o un malinteso non peggiorasse la sua immagine di professionista distratto. La sua specialità sono diventati i ritardi dopo le vacanze a Flint. Anche questa volta, ed è la terza in poco più di un mese, Rush non si è presentato agli allenamenti della Juve. Marchesi aveva convocato tutti per domenica pomeriggio, il gallese si è fatto vedere soltanto ieri mattina. "Non capisco cosa ci sia di strano - ha dichiarato con candore - Marchesi sapeva tutto. C'è un solo aereo che mi può portare direttamente a Torino da Londra ed è quello della domenica sera". L'obiezione è che avrebbe potuto partire il sabato, con ventiquattr'ore di anticipo. "E perché? Sabato non potevo". Tra Rush e la Juve ormai c'è una frattura. La squadra si sente ampiamente in credito con lui. Questa volta il gallese dovrà pagare. Boniperti è furibondo, gli comminerà una multa di cinque milioni. Rush guadagna ottocento milioni l'anno. A Liverpool non arrivava a prenderne la quarta parte e deve accettare le regole del vivere calcistico in Italia, anche quando gli sembrano assurde. "Dicono che gli inglesi siano maestri della puntualità, si vede che Ian è nato in Galles" è una delle battute che circolavano domenica nello spogliatoio, constatando che Rush non c'era. "Un altro equivoco, qui ci sono sempre problemi di lingua. Bisogna che Rush si decida a imparare l'italiano oppure che mi adegui io con l'inglese. O che ci si metta a discorrere in una lingua neutrale, come il tedesco: chissà che non ci si capisca di più" è sbottato Marchesi al quale il gallese è riuscito a far perdere la pazienza. Il gioco della Juve a Rush non piace, si sente male assistito da una squadra che gli offre una palla-gol ogni due o tre partite: in Inghilterra ormai lo sanno tutti. A cominciare dalle polemiche dopo il match perso ad Empoli, che segnò il suo esordio in campionato, è stato un stillicidio di accuse, alcune addirittura firmate negli articoli che Rush ispira al "Sun", con il quale ha un accordo di collaborazione ben retribuita". 

Costato 7 miliardi lire, fu rivenduto al Liverpool per 6 nell'agosto 1988. Vent'anni dopo avrebbe dichiarato: "Looking back, Juventus were the right club at the wrong time. We had just signed seven players and were happy to get 0-0 draws away from home. That negative approach didn't play to my strengths. I would have been better joining Mark Hughes and Gary Lineker playing under Terry Venables at Barcelona. But I don't regret going. My time at Juventus improved me in every way, both as a person and player. I didn't do as badly as everybody tries to make out, either". Sostenne anche che la celebre frase 'I couldn't settle in Italy, It was like living in a foreign country" era un nonsense: "I was set up: it was someone's idea of fun" [fonte].

Prima Napoli poi il resto

di Gianni Brera

Il Maestro, in un turno caratterizzato dalla caduta della Roma ed Empoli e della Fiorentina a Cesena, enumera i risultati statistici finora acquisiti dai campioni in carica, pur fermati dal Como, traendone "impressione", a fronte delle debolezze comunque manifestate dalle altre compagini in queste prime giornate. L'Inter, in particolare, raggiunta due volte in casa dall'Ascoli ...

Dan Corneliusson in caricatura
Abbiamo celebrato l’VIII giornata, a tutte le grandi favorevole fuorché alla Roma, all’Inter e alla Fiorentina. Il Napoli è passato indenne da Como dando l’impressione di non voler altro. Mancava di Bagni e Careca; ha perso Carnevale dopo neppure mezz’ora. Ha creato e concesso un paio di pallette-gol rimaste senza seguito. Il Como non poteva disporre di Borgonovo e neanche della sua riserva. In attacco ha mandato Corneliusson con la lodevole ambizione di segnalarsi al Ct della Svezia. Corneliusson ha offerto a Ciro Ferrara l’occasione di mandare qualche ringhio e nulla più. L’attesissimo Maradona non ha ritenuto di spremersi più che tanto. Lo seguiva Annoni come un’ombra. Maradona ha prodigiosamente trovato Giordano solo soletto sulla destra dell’area: Giordano ha opposto il piatto destro alla palla e anziché infilarla l’ha rispedita in cross. A sua volta Maradona si è provato ad alzar palla per colpirla em bicycleta a una dozzina di metri dalla porta: l’esecuzione del salto mortale all’indietro è stata perfetta: la palla ha trovato Paradisi al centro: in simili occasioni, per solito non si colpisce bene e la palla schizza a radere i pali. In questo esito abnorme ho visto la volontà dei tecnici e delle stelle. Troppo saggio Bianchi per voler cercare noie. Se qualcuno ha rimediato calci, è stato sicuramente Notaristefano, raffinato play maker del Como. Carnevale è stato steso d’ancata ad opera di Moz, che certo non voleva strambargli la spalla. Per il resto, tutto bene. Il Napoli ha confermato di essere squadra solida anche a ranghi incompleti. Il Como è rimasto simpatico come sempre, però lamenta squilibri di cui non soffriva in passato. Soprattutto sentita la partenza di Tempestilli.

Le troppe assenze importanti non consentono una valutazione men che sommaria del Napoli. Per quanto attiene alla classifica, questo bisogna dire: che ha mantenuto il vantaggio di 3 punti rispetto alla media inglese. Dal canto loro, hanno migliorato di un punto la Sampdoria e il Milan, che hanno raggiunto lo zero (parità assoluta). Le cifre della squadra campione sono impressionanti: sui 16 punti in palio ne ha colti ben 14; ha segnato 15 reti prendendone solo 3. Espugnando l’ostico Partenio di Avellino, la Samp ha dato ragione a chi la vedeva meglio di tutte le avversarie del Napoli. Sia pure con la complicità di Colomba, ha segnato perfino Vialli, che al goleare preferisce il rifinire (ciò si deduce dal comportamento, non dalla volontà). Esasperato dai troppi errori commessi in area doriana, Bersellini ha dato fuori e si è fatto espellere. Per civetteria Vujadin Boskov ha snobbato il calcio prodotto dai suoi. Che diamine, gli emuli più diretti del Real Madrid non possono consentirsi certe licenze! Pierin Dardanello, che ama Genova del mio stesso amore, ha titolato sui dioscuri della Samp: "Vialli e Mancini fanno sul serio", ma le soddisfazioni maggiori gli vengono dalla Juventus, che dopo la patetica magra in Coppa Uefa ha addirittura espugnato Pisa. L’onesto Marchesi ha ammesso di non essersi aspettato tanto. Sta di fatto che la squadra ha finalmente risposto alle sue energiche sollecitazioni. De Agostini ha fatto breccia da fuori ed ha contribuito al 2-1 eseguendo anche il cross-gol del finale: qui Elliot, energicamente pressato da Rush, ha combinato il papocchio dell’autogol.

Ben tre sono state le vittorie esterne delle Grandi. Con Samp e Juventus ha fatto centro anche il Milan. Le cronache sparlano dei rossoneri, due tiri, due gol (a zero). Bisogna rallegrarsi invece d’un risultato così rotondo, ottenuto nonostante la perdita di Gullit. Il simpatico Galeone rimane fedele alle contrastanti impressioni destate a San Siro, quando vincendo 2-0 lasciò all’Inter la bellezza di sette-otto palle gol. Evidentemente le concede a tutti: però gli altri avversari non sono sbadati e sciuponi al pari dell’Inter. Il Pescara ha subito qualcosa come 16 gol: il suo passivo è superato dal solo Avellino (meno 17), che peraltro ha segnato 2 reti di più (8). Roma e Fiorentina hanno perduto a Empoli e Cesena. Il bellissimo Ekstroem ha fornito un impressionante anticipo di qualificazione europea bissando in meglio il grande gol segnato al Napoli. Il giovane Cucchi l’aveva preceduto battendo una magistrale punizione da fuori. Alla Roma non è bastata la rabbia spesso genialoide di Manfredonia. Lamenta ora una seconda sconfitta: una meno della Juventus, che pure l’ha raggiunta con la quinta vittoria, a quota 10. Bigon ce l’ha fatta a togliere uno zero, pericoloso e mortificante assai, dal tabellone del Cesena; quello delle vittorie. Sua prima vittima, la bella Fiorentina. Temendola per quanto si meritava, Bigon ha atteso la Fiorentina restando il più possibile sulle sue. Ha marcato a modino Diaz e Baggio: ha così tolto agli ospiti il loro meglio: e quando finalmente s’è presentata l’occasione ha trovato il rigore nelle gramizie di Pin, malamente impreciso nel controllo di un cross. Di Bartolomei, non ha dovuto affannarsi dal discolino degli 11 metri: gli è bastato il formidabile destro.

Osvaldo Schopenhauer Bagnoli
Perdendo la sua seconda partita, la Fiorentina è stata raggiunta dall’Inter, che non ha saputo battere l’Ascoli a San Siro. Due volte in vantaggio, due volte i nerazzurri sono stati pareggiati dagli allievi di Castagner, al quale un mio personale guardone (non Mimmo Ferraro, questa volta, bensì il commodoro Bellarin) assegna il grande merito di aver uccellato nientemeno che il Trap. In quale modo astuto? Mandando Casagrande su un out e Scarafoni sull’altro: così la difesa dell’Inter, marcando maldestramente "solo a uomo", si è rarefatta al centro, dove entravano a turno gli incursori ascolani. Giova aggiungere che l’Inter si è battuta con molto animo e che, tutto sommato, ha avuto scarsa fortuna. Scifo è stato ancora una volta il migliore. Altobelli, ricco di un primato assai prestigioso in campo europeo, ha vissuto sulle glorie di Turku. Non so quale arrogante consigliere abbia indotto i fratelli bauscioni a macchiarsi d’una colpa sicuramente autolesionistica: un loro striscione garantiva: "Meglio animali che giornalisti". La maniacale psicosi della persecuzione non tragga in inganno i benamanti. Ora che hanno insultato gli scribi, filo-interisti compresi, non possono pretendere di addolcirne la penna. E i benamati, con l’astuzia sorniona di sempre, saranno incoraggiati a far anche peggio.

Resta da commentare l’incontro che pare sia stato il più bello: Torino-Verona. finito in pareggio: 1-1. Chi sperava di indurre Schopenhauer Bagnoli a qualche geremiade è stato deluso. Con il sapido realismo di sempre, Bagnoli ha detto che venir raggiunti (non superati!) da squadre come l’Inter e il Torino non è una disgrazia. Nel primo tempo il Verona ha fatto buonissimo calcio; alla ripresa ha scontato il mercoledì con l’Utrecht e la foga animosa del Torino, che è andato in gol con un’incornata del libero. Il gol veronese era stato segnato con un dolce destro in caduta da Pacione, capace di prodezze balistiche diametralmente opposte (e sfido) alle ignobili cilecche perpetrate da juventino. Qualche maligno di buona memoria ha ricordato che proprio davanti a quella porta, a ridosso della curva Maratona, il ragazzo del Verona aveva graziato in Coppa il Barcellona. Guardando la classifica a volo d’uccello, questo si nota: che l’Empoli ha bravamente colmato il suo handicap: non avesse dovuto scontare nulla, sarebbe a quota 5 come il Cesena, il Como e il Pisa. Mancano... 22 giornate alla fine. C’è tempo per vederne ancora di tutti i colori, in testa e in coda.

"La Repubblica", 10 novembre 1987

8ª giornata

8 novembre 1987, ore 14:30

Clima teso al "Carlo Castellani" di Empoli
Il Napule impatta in bianco sul lago di Como: un bel primo tempo non rende ragione al tabellino, ma alla lunga pesano le assenze di Bagni, Careca e Borgonovo, e il gioco si smaglia nella seconda frazione; Maradona compie qualche numero ma stavolta non marca la differenza; per i campioni d'Italia si tratta, però, solo del secondo punto lasciato per strada, dopo quello con la Roma, sempre in trasferta. Gliene rosicchia uno la Samp, che espugna il Partenio con due calci da fermo (uno su gran stangata di Hans-Peter Briegel), e tanto basta per contenere un Avellino senza nerbo e senza qualità, se non nell'isolato Schachner. Si affaccia sui quartieri alti il Milan, che regola il Pescara alla Stadio Adriatico col minimo sforzo: Virdis incorna in anticipo sul difensore e Bortolazzi trova l'angolo su una bella punizione; ma Gullit si stira il bicipite femorale in uno dei suoi poderosi allunghi. La bistrattata Juve risale a sua volta la china e raggiunge in doppia cifra la Roma: l'Arena Garibaldi ispira a Gigi De Agostini una gran giornata di tiri, corse, cross e recuperi, grazie anche ai quali la Vecchia Signora fa bottino pieno, benché il Pisa non demeriterebbe un pareggio alla fin fine. I Giallorossi, scortati dallo squadrismo dei loro ultras [vedi], subiscono un'inopinata sconfitta ad Empoli, grazie anche a un bel gol su punizione di Enrico Cucchi che il buon Franco Tancredi battezza fuori nonostante arrivi in teleselezione da trenta metri; gli Azzurri annullano finalmente l'handicap della penalizzazione. Antonio Dell'Oglio segna invece il più bel gol della domenica, a San Siro, e così l'Ascoli fa 2:2 con la Beneamata, in uno di quei tipici pomeriggi da Pazza Inter. Che raggiunge comunque in classifica la Fiorentina, sconfitta (su rigore sciagurato) al "Dino Manuzzi" dal Cesena, in una partita scialba, che però consente alla truppa agli ordini di Albertino Bigon di vincere finalmente la prima partita del suo torneo pericolante. Torino-Verona è l'unica "classica" del turno, e si rivela infatti la partita più bella: gli Scaligeri scatenano i loro contropiedi vorticosi, il Toro pareggia con le corna (di Cravero); alla fine contenti tutti.    

Risultati

Avellino - Sampdoria 1:2 | (0:0) - Tabellino - HL
Cesena - Fiorentina 1:0 | (0:0) - Tabellino - non disponibile
Como - Napoli 0:0 | (0:0) - Tabellino - HL
Empoli - Roma 2:1 | (0:0) - Tabellino - HL
Inter - Ascoli 2:2 | (0:0) - Tabellino - HL
Pescara - Milan 0:2 | (0:0) - Tabellino - HL
Pisa - Juventus 1:2 | (0:0) - Tabellino - HL
Torino - Verona 1:1 | (0:0) - Tabellino - HL

Classifica

14 Napoli
12 Sampdoria
11 Milan
10 Juventus
10 Roma
9 Fiorentina
9 Inter
8 Verona
8 Torino
7 Ascoli
7 Pescara
5 Como
5 Pisa
5 Cesena
3 Avellino
0 Empoli  *
* 5 punti di penalizzazione

Marcatori

6 reti: Polster (Torino)
5 reti: Boniek (Roma),  Elkjaer-Larsen (Verona),  Scarafoni (Ascoli),  Schachner (Avellino)
4 reti: Mancini R. (Sampdoria),  Serena (Inter)
3 reti: Bagni (Napoli),  Diaz (Fiorentina),  Ekstroem (Empoli),  Maradona D. (Napoli),  Rush (Juventus),  Virdis (Milan)

Prossimo turno (22 novembre 1987, ore 14:30)

Ascoli - Pisa | Como - Empoli | Fiorentina - Sampdoria | Juventus - Cesena | Milan - Avellino | Napoli - Torino | Roma - Inter | Verona - Pescara

Coppe europee: secondo turno (ritorno)

Fra martedì 3 e giovedì 5 novembre 1987 le competizioni continentali per club archiviano il secondo turno e - salvo la Coppa Uefa, che ha un turno in più e deve riallinearsi - vanno in letargo invernale. Nel torneo più importante brilla il Real che, lanciatissimo, arriva ai quarti avendo già eliminato due pericolose rivali. Anche il Bayern procede, ma i campioni di Svizzera hanno davvero sfiorato l'impresa, cedendo solo nei pressi del novantesimo. Gli elvetici portano però una squadra ai quarti in Coppa delle coppe: gli Young Boys segnano il gol che dovevano segnare e tolgono dal tabellone il Den Haag; l'onore olandese è però difeso dai detentori dell'Ajax, che nella classica con l'Amburgo ribadiscono la propria superiorità. Grandi emozioni in Coppa Uefa. Rimonta pazzesca del Werder nella sfida da pallottoliere con la squadra del popolo di Mosca, e grande impresa anche per lo Sportul di Bucarest, che restituisce pari pari quel che aveva subito dal Brondby e passa ai rigori. Il Feyenoord regola di minima e sufficiente misura l'Aberdeen, e il Bruges strapazza la Stella Rossa - XI lunatico come da tradizione.


Le nostre squadre devono riscattare le figuracce dell'andata. Partite 'spalmate' lungo tutta la giornata, per esigenze (ovvio) televisive. L'orario di minor introito pubblicitario (beh, dipende anche dal blasone) spetta all'Atalanta; va in campo alle 14.30 e in diretta su Rai Tre. Poca gente al Brumana (l'Ofi Creta non attrae) ma parecchio appassionata; Mondonico infoltisce il centrocampo e schiera una sola punta (Garlini). Con qualche sofferenza, arriva un tondo due a zero, e dunque la qualificazione.
C'è il tempo di bere un tea, prima di sintonizzarsi su Rai Due e vedere come e se l'Inter riesce a riemergere dal baratro storico in cui si era infilata perdendo in casa contro i dilettanti del Turku. "Non so come si dice catenaccio in finlandese, ma loro lo faranno, là dietro saranno come in 13 e per noi sarà dura ma mi rifiuto di credere che non gli possiamo fare almeno due gol": parole profetiche del Trap. Anche qui, come già a Bergamo, matura (lentamente, ma matura) il due a zero che serve per rimandare la resa dei conti con la critica milanese. Il secondo gol arriva anzi proprio a un quarto d'ora dalla fine, cioè intorno alle 19, quando su Rai Uno inizia la diretta di Verona-Utrecht.
Agli scaligeri basta un pari in bianco, e riescono a tenerlo fin quasi alle otto e mezza, poi il match si incendia. Gol di Di Gennaro e pareggio immediato di tale Johan de Cock. Si rischia di andare ai supplementari, e quindi di dover alternare le immagini del Bentegodi con quelle del Comunale di Torino, dove i bianconeri devono sbranare il Panathinaikos se vogliono restare in Europa. Per fortuna, a Verona c'è da festeggiare un autogol di tale Herman Verrips: qualificazione e nessun rischio di sovrapposizione con la partita della Juve. Che è parecchio emozionante, soprattutto nel secondo tempo. Ma il nostro filotto, purtroppo, finisce qui. Nostra Signora vince ma conosce lo scorno dell'eliminazione, colpa della maledetta regola dei gol in trasferta. Finisce qui anche lo spettacolo perché, al leggendario (per noi) Sarria di Barcellona, il Milan (in differita su Rai Due dalle 22.40) rimane imbrigliato nella ragnatela espanyolista, e dovrà d'ora in poi concentrarsi solo sul campionato.

... Domanda per antropologi, non solo per sociologi ...: che italiano è quello calciofilo anzi calciomane "sancito" dalla giornata di ieri, davanti alla televisione dalle 14.30 del mercoledì alle prime ore del giovedì? Che faccia ha, vogliamo dire, con quali occhi gonfi e fuoruscenti, con quale appiattimento al cranio lungamente poggiato su bordi di poltrone o divani? Quale il grado del suo pallore? E come rivoluzionata la sua muscolatura, come il suo stomaco, il suo cervello? Quali le mutazioni passeggere, quali quelle acquisite, per se e per i figli? La presenza allo stadio, con tutto ciò che comporta di tempo per lo spostamento, assume a questo punto il significato di terapia: si va allo stadio per sfuggire a un po' di televisione ... (Gian Paolo Ormezzano, "La Stampa", 5 novembre 1987, p. 25).


Questi i tabellini e i rimandi ai riflessi filmati (se disponibili) delle partite più interessanti:

Coppa dei campioni

Porto - Real Madrid
Cineteca

Bayern - Neuchatel Xamax
Tabellino | HL

PSV - Rapid Vienna
Tabellino | HL

Benfica - AGF Aarhus
Tabellino | HL

Anderlecht - Sparta Praga
Tabellino | HL


Coppa delle coppe

Young Boys - Den Haag
Tabellino e HL

Sporting Lisbona - Kalmar
Tabellino e sintesi

Ajax - Amburgo
Tabellino e HL

Atalanta - Iraklion
Tabellino e FM | HL


Coppa Uefa

Bayer Leverkusen - Tolosa
Tabellino | HL

Club Brugge - Stella Rossa
Tabellino | HL

Feyenoord - Aberdeen
Tabellino | SintesiHL

Turun - Inter
Tabellino | HL

Juventus - Panathinaikos
Cineteca

Verona - Utrecht
Tabellino | HL

Espanyol - Milan
Tabellino | HL


Maradona Padre Nostro

di Gianni Brera

Constatato che il non molto (da lui) stimato Giovanni Galeone ha raccattato gli stessi punti quanto due tecnici (da lui) molto stimati come Schopenhauer Bagnoli e Luìs Radice, el Gioânn non può non esclamare: "Dio, com'è difficile esser logici in materia di pedate" ...

Campionato di calcio, giornata VII. Vincono tutte le grandi ad eccezione delle Milanesi e del Verona, che forse grandi saranno domani, non oggi ancora. Il Napoli gioca con un titolare di meno in ogni reparto: il libero Renica, il play-maker Bagni, il centravanti Careca. Lo spericolato Empoli lo infila in bellezza dopo soli 7’. E la rimonta non è ardua solo per le ricorrenti esplosioni del genio maradoniano. Il pibe patriarca ha intuito che il Napoli era tutto sulle sue spalle ed ha accettato il peso con una dedizione da tempo dimenticata. Pare abbia fatto prodezze strabilianti. Innanzi tutto i gol; poi, squarci pedatori di altissimo virtuosismo. L’artista sembrava in polemica con l’universo mondo e con se stesso. Sgonfiato sugno, non dissolto! Chiamati a dar pie' forte, gli altri napoletani hanno mostrato un tantino la corda, soffrendo anche l’Empoli. L’arbitro li ha favoriti com'è fatale che accada durante i risaputi confronti fra Davide e Golia (a ruoli ovviamente invertiti). Se anche avesse avuto la fionda buona, l’Empoli non avrebbe potuto servirsene per l’aperta opposizione del Dio degli eserciti.

Hans-Peter Briegel, Toninho Cerezo e Vujadin Boškov
Quanto a Diego Armando Maradona, ha confermato di essere il deus ex machina, il plus che fa del Napoli la squadra più forte. Senza il suo apporto, poco rappresenterebbe nell'ambito nazionale: vogliam dire non più delle altre contendenti. Fra le quali sono rimaste in scia diretta la Sampdoria e la Roma: tre punti di ritardo sul Napoli, uno di vantaggio sul Milan e sulla Fiorentina: due sulla Juventus e sull'Inter, appaiate a quota 8. Per vero dire, il convoglio non si interrompe qui. Verona, Torino e Pescara seguono a 7: e la sfilata continua scalando di punto in punto. Ogni domenica può apportare sommovimenti gravi. La più pimpante fra le inseguitrici del Napoli sembra oggi la Sampdoria; ma il suo stratega si agita in panchina accusandola di pigrizia dopo i due primi facili gol inflitti al Cesena. Mancini (2) e Vialli lo smentiscono raddoppiando. Ora, se fra Cesena e Como scegli il Como, devi essere equo nel valutare la Roma sulla stessa altitudine della Samp. Salsano e Vierchovod sono andati a segno con i romagnoli, e Giannini ha fatto subito secchi i lombardi. Poi hanno segnato Voeller e Boniek. Le veementi folate della Roma non hanno incantato meno di quelle doriane. I dioscuri di Boskov promettono altri sfracelli. La sola vera avversaria da temere è la gnagnera da Riviera. Insisto nel ricordare a Mantovani che Sarosi e Frossi avevano esaltato il Genoa mettendolo frequentemente a riparo della corniche: cioè nell'entroterra.

La Fiorentina ha percosso quattro volte il Pescara, aperto senza malizia alle sue brame. Il conte Flavio Pontello non ha mancato di proclamare Firenze la nuova "pedatarum universitas" e di celebrare in Eriksson il suo degno rettore. Prima di assumere questo atteggiamento, nobile quanto lui, il gentiluomo avrebbe dovuto rivolgere un grato pensiero a Galeone. Se però qualcuno avvertisse l’uzzolo di irridere al tecnico napoletan-furlano, sarei costretto a ricordargli che il modulo c’entra poco. Il Pescara è quello stesso o quasi che venendo dalla Serie C ha prodigiosamente azzeccato la promozione alla A. Galeone è troppo arguto per assumere i toni del profeta. Prescrivesse qualche marcatura ad personam, forse divertirebbe meno i pubblici dei quali è ospite: però toglierebbe estri a una squadra che, bene o male, ha infilato 2 volte l’Inter a San Siro. Anche in quell'occasione fausta, la difesa pescarese aveva lasciato sette-otto palle-gol ad Altobelli e compagni, che le avevano malamente sprecate. Proprio in considerazione di quegli spropositi avevo ritenuto di non dare molto credito a Galeone. Però ha 7 punti come il Verona e il Torino, i cui tecnici non finisco di laudare. Dio, com'è difficile esser logici in materia di pedate.

Ho rivisto il Milan, impegnato a San Siro con i torinisti di Mario Gerbi e Luis Radice. Ne ho ricevuto impressioni contrastanti. Mi ha sicuramente incantato l’autorità di Baresi II, grandissimo in ogni atteggiamento stilistico. Mi ha mortificato invece la lentezza di Virdis, al quale era stato subito appoggiata da Baresi una possibile palla-gol. Virdis l’ha controllata bene di petto e stava andando così lemme lemme a rete che ha fatto in tempo a recuperare su di lui Corradini, il lontanissimo guardiano di Gullit. Virdis mi ha fatto sincera pena, e con lui il Milan, che pure mi sembrava maestoso fino al momento di rifinire. Poi sbracava. Il mulatto Gullit, che pare abbia in capo una parrucca di fusilli, si è molto agitato in solitudine. Ha avuto sul piede una mezza palla-gol cavandone poco; ha impegnato Lorieri in due parate difficili. Il mediano Crippa, di cui si dice gran bene, ha respinto dalla linea un’incornata gol di Maldini (su angolo). Un’altra palla-gol ha scagliato in porta Mussi e Lorieri l’ha bravamente sventata. Il giocatore che m’ha fatto maggior impressione - con Baresi II - è stato Gritti. Nel secondo tempo ne ha infilati un mucchio e stava anche evitando Giovanni Galli, uscito dall'area, quando l’ha opportunamente sballato Filippetto Galli. Un’altra volta, avviato al gol, Gritti è stato steso da Baresi II in veste di killer (con puntuale ammonizione). Privo com'era di Ancelotti e Van Basten il Milan è apparso ricco di intenzioni e povero di classe. Le immagini iniziali si sono presto sbiadite. Il Torino si è difeso badando al sodo: prima la praticità, poi la ricerca di stile. Più volte ho temuto che Radice uccellasse Sacchi in contropiede: per fortuna del Milan, quel Polster tognino si è rivelato piuttosto pippone: a farlo segnare è l’ottimo Gritti. Costui ha rischiato anche di mandare in gol Berggreen (27’). Gullit si è spento dopo sussulti rabbiosi e impotenti. Tiri inutili sono stati sprecati da Donadoni, Bortolazzi e Colombo. Il Torino ha fatto divertire Bettino Craxi, suo celebre tifoso. Il Milan non ha fatto divertire nessuno. Ahimè no.

1° novembre 1987, Stadio Comunale, Torino
La Juventus festeggia i suoi 90 anni con i colori della prima maglia
Anche la novantenne Juventus [vedi], in jersey color ciclamino e bavero bianco, ha giocato malaccio con l’Avellino. Ha vinto 3-0 ma Umbertino Agnelli ha detto che gli pareva di assistere a un incontro fra squadre svizzere. Pierin Dardanello ha rimproverato Marchesi di pretendere finesses da un nugolo di difensori notoriamente incapaci di andare oltre il ruvido ringhio. Bisognerebbe chiedere a Boniperti chi li ha comprati, ad majorem Juventutis gloriam. È poi vero (en passant) che ha accettato di pagare metà stipendio di Larsen pur di non lasciarlo andare a rinforzare la Roma? Questa politica, di stampo imperiale inglese, mal si concilia con i poveretti affidati a Marchesi. Date eserciti di zoppi a Napoleone e le sue Waterloo si moltiplicheranno. Il discorso si ripete per Trapattoni, che ha un solo incontrista a centro campo, Baresi I, e due virtuosi del dribbling che ritardano le fughe di Fanna e praticamente gli impediscono i cross in aree possibili. I due lungagnoni di attacco aspettano invano. I razzenti pisani fanno di Zenga (e Passarella) una vittima designata. Per la terza volta il nostro Deltaplano guarda intristito il sette alla sua sinistra, traverso il quale penetrano palloni scagliati da molto fuori. Mi restano due righe per il Verona imbattuto ad Ascoli e i lamenti, fondati, non gratuiti, di Castagner malamente beffato. Bagnoli accetta con piacere qualche aiuto arbitrale e arriva a sorriderne deliziato. Preben Larsen Elkjaer è vivamente pregato di rientrare, dovunque si trovi e nasconda per maltrattare l’Utrecht come si merita. Ciao.

"La Repubblica", 3 novembre 1987

7ª giornata

1° novembre 1987, ore 14:30

Wálter Casagrande Júnior
Diego Armando Maradona dà spettacolo al San Paolo, dopo che era stato dato per cotto in seguito alle prime, più opache, prestazioni della stagione: è bellissimo il gol che consente al Napoli di prevalere su un verticale e insidioso Empoli; l'impressione è però quella di una squadra che deve confidare nell'estro del suo fuoriclasse per supplire alla difficoltà di fare gioco. In ogni caso, questo basta in una domenica in cui tengono il passo solo Sampdoria e Roma. Il gioco dei blucerchiati non piacerà ancora a Boskov, ma la Samp liquida senza patemi a Marassi un Cesena in gita aziendale. Sotto gli occhi del Kaiser, disceso apposta nella città eterna, Rudi Voller mette la firma su un tabellino ingannevole: il Como avrebbe meritato di più, grazie anche a un secondo tempo baldanzoso. Il Milan va invece in bianco a San Siro con il Toro: molto dinamismo, molti tiri da fuori, qualche inzuccata, e Captain Dread che alla fine ammette che al paese suo i tifosi si sarebbero pure arrabbiati ... Rossoneri raggiunti dalla Fiorentina che al Franchi mette sotto senza remore il Pescara: due tecnici, Sven-Göran Eriksson e Giovanni Galeone, che prediligono il gioco a zona, con la differenza che in viola gioca anche qualche campione. Bei giocatori li ha anche l'Inter, sulla carta, ma all'Arena Garibaldi i nerazzurri locali mettono corsa, cuore e cannonate di Dunga, e sconfiggono con merito la banda del Trap. La raggiunge a metà classifica la Juventus, che proprio oggi compie 90 anni e li festeggia in rosanero, vale a dire con la divisa delle origini, rispolverata in stile vintage (benché un bel collettone bianco sostituisca cravatta e papillon): lo spettacolo è però modesto assai, e l'Avellino rischia anche di pareggiare il grazioso cadeau iniziale offerto ai festeggiati da Stefano Colantuono; solo nel quarto d'ora finale arrivano due gol in contropiede che arrotondano oltre merito il risultato. Verona e Ascoli muovono la classifica spartendosi i due punti al "Cino e Lillo Del Duca": Casagrande segna un bel gol e forse anche i bianconeri avrebbero meritato la vittoria. Oggi Eupalla era evidentemente un po' distratta. 

Risultati

Ascoli - Verona 1:1 | (1:0) - Tabellino - HL
Fiorentina - Pescara 4:0 | (3:0) - Tabellino - HL
Juventus - Avellino 3:0 | (1:0) - Tabellino - HL
Milan - Torino 0:0 | (0:0) - Tabellino - HL
Napoli - Empoli 2:1 | (2:1) - Tabellino - HL
Pisa - Inter 2:1 | (1:0) - Tabellino - HL
Roma - Como 3:1 | (2:0) - Tabellino - HL
Sampdoria - Cesena 4:1 | (2:0) - Tabellino - HL

Classifica

13 Napoli
10 Sampdoria
10 Roma
9 Fiorentina
9 Milan
8 Juventus
8 Inter
7 Verona
7 Torino
7 Pescara
6 Ascoli
5 Pisa
4 Como
3 Cesena
3 Avellino
-2 Empoli  *
* 5 punti di penalizzazione

Marcatori

6 reti: Polster (Torino)
5 reti: Boniek (Roma), Elkjaer-Larsen (Verona), Scarafoni (Ascoli)
4 reti: Mancini R. (Sampdoria), Schachner (Avellino)
3 reti: Bagni (Napoli), Diaz (Fiorentina), Maradona D. (Napoli), Rush (Juventus), Serena (Inter)

Prossimo turno (8 novembre 1987, ore 14:30)

Avellino - Sampdoria | Cesena - Fiorentina | Como - Napoli | Empoli - Roma | Inter - Ascoli | Pescara - Milan | Pisa - Juventus | Torino - Verona