Cura di calcio con cortisone

di Angelo Caroli

La pioggia lava molte ferite. La Juventus ritrova nella famelicità di una tradizionale "nemica", la lupa romana, importanti veicoli per scaricare l'intensità emotiva, attenuata dai due insuccessi esterni, e riscopre interessanti verità per allontanare una crisi che comunque lei stessa riteneva provvisoria.
L'importanza del rendezvous, le insidie che in esso si occultavano e lo stato del terreno sembravano via via complicare un'impresa che pure si avvertiva nell'aria. La storia è maestra, di rado la Juventus ha subito, senza reagire, uno situazione negativa o una confluenza di elementi avversi. L'era bonipertiana è caratterizzata da immediate prese di coscienza, accompagnate da risposte rabbiose della squadra. Il presidente ha fatto tuonare la voce ed ora saluta il risultato della "liberazione" come fosse un procedimento naturale. 

Michael Ludrup e Ian Rush
PIÙ' ORDINE - Insieme con i due punti, Marchesi ha ricevuto i primi segnali di un gioco più razionale ed incisivo, dunque più ordinato. Il tecnico si è forse convinto che Bonini è assolutamente necessario, mancandogli un'alternativa in un delicatissimo settore del campo. E i tifosi avranno forse capito che Magrin, pur non essendo un fenomeno, è fra i pochi a sveltire il gioco ed a capovolgere il fronte operativo con traversoni lunghissimi. Non ha una personalità spiccata, ma disapprovandolo, come hanno fatto durante il match con il Pescara, i tifosi gli rendono la vita disagevole.

LAUDRUP - Una partita non rende grande un giocatore (Michael lo è comunque), come una rondine non fa primavera. Ma gli scettici, dopo la vittoria sulla Roma, probabilmente si sono ricreduti sulla liceità della conferma del danese per la stagione 1987/88. Boniperti ha ragioni da vendere, poiché ha messo in pratica un teorema molto chiaro: "Dove trovo uno straniero giovane con le capacità di Michael e in grado di fare da partner ad un professionista del gol come Rush»? Il danese non è un trascinatore, dunque è assurdo aspettarsi che all'improvviso prenda per mano la squadra e la conduca al successo; perà ha eccezionali doti, che i colleghi dovranno esaltare, offrendogli costante assistenza. Il resto spetta agli arbitri, con una tutela accentuata quando sul danese si commettono scorrettezze ripetute. Ci saranno momenti di eclisse, ma quale giocatore talentoso non si nasconde, ogni tanto, dietro le nuvole dell'incostanza? 

Vincenzo Scifo
STRANIERI, PRIMI GOL - Tre stranieri sono andati per la prima volta a segno nel nostro campionato: Casagrande, Scifo (foto) e Careca. Era un evento scontato, anche se molte perplessità erano sorte sul loro rendimento. Noi italiani, del resto, molto inclini all'esterofilia siamo esigenti in rapporto all'amore che dedichiamo agli stranieri e siamo impazienti di vedere i risultati. Ci vuole calma e comprensione, visto che l'ultimo contingente dei transfughi vive in piena fase di acclimatamento. 

COMI E BERGGREEN - Chi conosce le pagine affascinanti sulla vita di Jekyll, sa che il celebre dottore era capace di mirabolanti trasformazioni nel breve volgere di una notte. Comi ricorda quella leggenda, anche se i trasformismi si concretizzano a distanza di sette giorni. Al Comunale, l'erede di Junior è vittima di complessi, forse vede l'ombra scomoda del predecessore nell'attenzione molto critica dei tifosi e soffre. Fuori casa Comi gioca da leader, pur con i limiti dinamici che gli si riconoscono, e dà geometrie ad un Torino ben disposto sul campo. L'assistenza tenace fornita soprattutto alla difesa ed al centrocampo, la continuità espressa finché é rimasto in campo, l'intelligenza di capire che i palloni andavano lanciati e non trasportati nell'acquitrino sono lodevoli davvero. Berggreen è invece in crisi atletica. La sua corsa è offuscata da remoti sfinimenti. Necessita di una pausa e la sosta cade opportuna. 

NAPOLI SI GONFIA - La squadra di Bianchi ha usato il mitragliatore contro il Pescara privo di Junior e di Sliskovic. Sei gol per solito costituiscono risultato da gioco del tennis e non del calcio, perciò fanno scalpore. Ma fino ad un certo punto. Da maggio si va infatti ripetendo che è il Napoli la squadra da battere. La novità semmai è rappresentata dal "caso" Maradona. Il manager di Diego accusa i medici partenopei di aver somministrato cortisone all'asso argentino, i medici reagiscono con durezza. Cortisone sì o cortisone no? E' un motivo che chiameremmo di "alleggerimento" se Diego non abbondasse, sia causa del cortisone o di altro, nel peso.

"Stampa Sera", 13 ottobre 1987, p. 17